Come diventare educatore penitenziario: percorso di studi e possibilità

Sei affascinato dalle professioni pedagogiche per cui ti piacerebbe sapere come diventare educatore penitenziario?

Stai girovagando di sito in sito alla ricerca di informazioni precise sul tipo di professionalità e sulle competenze necessarie per accedere al settore?

Partiamo subito con una premessa importante: l’ambito nel quale stiamo per addentrarci è tanto affascinante quanto delicato e complesso.
Per quanto ricopra un ruolo prezioso, la figura che opera nell’ambito della rieducazione dei detenuti è piuttosto recente, per cui ancora poco conosciuta e riconosciuta.

C’è da dire che negli ultimi trent’anni l’attenzione verso la tematica ‘detenzione’ è cresciuta in maniera esponenziale; in particolare è cambiata la visione popolare e convenzionale del carcere.

Oggi, fortunatamente, gli istituti penitenziari non sono più considerati esclusivamente come luoghi di reclusione, piuttosto come contesti preposti al recupero sociale dei soggetti deviati.

Sta quindi cambiando totalmente la prospettiva della detenzione, che da punitiva diventa riabilitativa.

In tale ottica si inserisce l’intervento pedagogico di un professionista, che nel caso specifico è identificabile nell’educatore penitenziario.

Educatore penitenziario: evoluzione storica del ruolo

Prima di entrare nel merito dei compiti e di scoprire come diventare educatore penitenziario è necessaria una piccola premessa che ci aiuterà a comprendere i motivi per i quali si è reso necessario l’intervento di profili specializzati nell’ambito del trattamento dei detenuti.

Possiamo far coincidere l’introduzione della figura professionale con la riforma penitenziaria, ovvero con la legge 354 del 26 luglio 1975 emanata sotto la spinta di una serie di cambiamenti sociali, culturali e pedagogici.

La normativa, in sintesi, ha recepito formalmente i principi sui quali si fonda il documento delle Nazioni Unite ‘Regole Minime per il trattamento dei detenuti’ del 1955 e quelli espressi dall’articolo 27 del dettato Costituzionale.

In particolare la nuova legge pone l’accento sull’aspetto riabilitante della pena, che in uno stato di diritto si concretizza in una serie di attività rivolte alla rieducazone e alla risocializzazione della persona reclusa.

L’obiettivo della Legge è sintetizzato perfettamente all’articolo 1, che riportiamo di seguito integralmente:

“Il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona.
Il trattamento é improntato ad assoluta imparzialità, senza discriminazioni in ordine a nazionalità, razza e condizioni economiche e sociali, a opinioni politiche e a credenze religiose.
Negli istituti devono essere mantenuti l’ordine e la disciplina. Non possono essere adottate restrizioni non giustificabili con le esigenze predette o, nei confronti degli imputati, non indispensabili ai fini giudiziari.
I detenuti e gli internati sono chiamati o indicati con il loro nome.
Il trattamento degli imputati deve essere rigorosamente informato al principio che essi non sono considerati colpevoli sino alla condanna definitiva.
Nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l’ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi. Il trattamento é attuato secondo un criterio di individualizzazione in rapporto alle specifiche condizioni dei soggetti.”

Sintetizziamo e concludiamo la premessa con la finalità cui tende la normativa, ovvero il reinserimento del detenuto nella società che viene appunto agevolato e reso possibile attraverso le attività poste in essere dalla figura dell’educatore penitenziario, introdotta formalmente nell’organico penitenziario.

Chi è

L’educatore penitenziario, definito funzionario della professionalità giuridico-pedagogica, è diventato nel corso del tempo un profilo fondamentale per la rieducazione dei detenuti.

La sua professionalità si inerisce in un progetto rieducativo che mira a promuovere l’autorealizzazione del soggetto per favorirne un futuro reinserimento nella società.

Il profilo in oggetto è colui che, attraverso una serie di interventi mirati, aiuta il detenuto ad intravedere nella reclusione un’opportunità grazie alla quale innescare un cambiamento.

Cosa fa

Entriamo nell’aspetto concreto della professionalità e cerchiamo di capire cosa fa esattamente un educatore di carcere.

In linea generale egli si occupa di programmare e gestire le attività che afferiscono al trattamento e all’educazione dei soggetti reclusi. Rientra tra le sue competenze anche il supporto agli imputati.

Un professionista qualificato focalizza il proprio operato sull’osservazione del detenuto e sull’analisi delle motivazioni che lo hanno condotto a commttere il reato per il quale è stato condannato.
Rientra nell’osservazione anche il comportamento del soggetto in relazione al rispetto delle regole dell’istituto e alla partecipazione ai percorsi di riabilitazione psico-sociale.

Il lavoro si presenta piuttosto complesso in quanto esula da processi standardizzati e validi universalmente per tutti.
Ogni detenuto ha una propria storia, un proprio passato e una propria personalità; ogni detenuto ha esigenze differenti e peculiari per cui l’educatore deve essere in grado di predisporre percorsi personalizzati, di istruzione e/o di svago, costruiti sulle reali necessità dei destinatari.
C’è da precisare che uno stesso soggetto, nel corso della detenzione, può modificare il proprio atteggiamento e di conseguenza necessitare di un adeguamento del percorso di rieducazione.

Si tratta quindi di un ruolo cui fanno capo innumerevoli funzioni e responsabilità, correlate a quella che rappresenta la principale mansione dell’educatore: la gestione del progetto Pedagogico di Istituto.

Per essere considerato un professionista l’educatore deve avere buone doti organizzative e di coordinamento; la sua attività deve risultare perfettamente allineata e integrata a quella degli altri operatori penitenziari.

Tra le sue mansioni rientra anche la gestione della biblioteca, ovvero la distribuzione di libri e riviste.

I processi riabilitativi, programmati dall’educatore sulla base dell’osservazione di ogni singolo detenuto, includono innumerevoli attività di studio e di lavoro correlate al mondo reale, finalizzate ad agevolare l’acquisizione di competenze spendibili sul mercato professionale al termine della pena.

diventare educatore di carcere

Come diventare educatore di carcere

Partiamo dal sottolineare che la figura dell’educatore che opera in ambito penitenziario non è regolamentata.
Per poter operare all’interno di strutture carcerarie come educatori è richiesto il superamento di un concorso.
I titoli considerati validi dal Ministero di Grazia e Giustizia nel corso degli ultimi concorsi sono quelli che afferiscono al campo umanistico.

Il profilo che si occupa delle attività di rieducazione per i detenuti si avvale di competenze che afferiscono a varie discipline; egli deve avere una base formativa interdisciplinare che include conoscenze di diritto, psicologia, pedagogia.

Ecco perchè suggeriamo, a quanti intendono acquisire una base formativa allineata alla professionalità in oggetto, di valutare il corso di laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione erogato dall’Università Telematica Niccolò Cusano in modalità e-learning.

Il percorso di studi triennale mira alla formazione di profili che rientrano nella categoria degli operatori professionali socio-pedagogici.
Le competenze acquisite nel corso dei tre anni consentono di operare in differenti contesti quali servizi educativi per l’infaniza, servizi socio educativi (per la genitorialità, per le pari opportunità, per la promozione del benessere e della salute, per gli anziani, per l’integrazione degli immigrati/rifugiati e per la rieducazione dei detenuti.

Il corso di laurea prevede due indirizzi, ognuno dei quali finalizzato a sviluppare competenze spendibili in due differenti contesti:

  • Curriculum pedagogico sociale: mira a sviluppare le competenze necessarie per progettare e gestire attività educative nell’ambito di servizi pubblici, privati e del terzo settore, e per operare nell’ambito della prevenzione di situazioni di disagio/emarginazione sociale.
  • Curriculum cognitivo funzionale: mira a sviluppare le competenze per valutare le capacità cognitive e funzionali dei soggetti che vivono in condizioni di disagio, sia psichico che sociale.

I due curriculum prevedono un medesimo percorso iniziale, finalizzato a fornire agli studenti una solida base, teorica e pratica, nelle scienze pedagogiche, nelle metodologie didattiche e nelle discipline sociologiche e psicologiche.

Concludiamo dicendo che alla formazione di un educatore penitenziario contribuisce in maniera piuttosto importante anche il percorso esperenziale affrontato in contesti problematici.
Non a caso i percorsi di laurea erogati dalla Niccolò Cusano offrono un’importante opportunità ai fini esperenziali e occupazionali, ossia la possibilità di svolgere tirocinio in contesti operativi reali.

Per ulteriori informazioni e dettagli sui percorsi di studio Unicusano puoi contattare il nostro staff attraverso il modulo online che trovi cliccando qui!


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